Monte Pellegrino è silenzioso nel giorno della Santuzza, la festa religiosa di Santa Rosalia. Anno 2021, 4 settembre. Ore 9.30. Piove.
Per tantissimi anni ho raccontato per il Giornale di Sicilia e per TGS il clima, le emozioni, la folla. Le preghiere e i clamori. Tutto in un giorno particolare, quello in cui si celebra la patrona di Palermo. Una giornata diversa rispetto al chiassoso Festino. Il 4 settembre è il giorno delle preghiere, delle richieste di aiuto e degli atti di devozione per grazia ricevuta.
Anche quest’anno sono salito al monte per fare cronaca. Una cronaca che si confronta con un flusso di emozioni che inevitabilmente corre tra le immagini e le parole.
Palermo ieri è stata svegliata da un intenso acquazzone. Un bel temporale, di quelli che fanno da spartiacque tra l’estate e l’autunno.
A bordo dell’auto di servizio percorriamo con l’operatore tv i tornanti. Sull’asfalto i segni di quelle frequenti frane che si verificano su un monte che per sua natura e morfologia si sbriciola. Bisogna fare molta attenzione. Alcuni massi sono davvero pericolosi e insidiosi. Monte Pellegrino si sbriciola. Un po’ come Palermo.
Arrivati al Santuario vengo accolto da Nino Nicchia. Venditore storico, insieme ad altri, nell’area antistante la scalinata. Nei suoi occhi leggo tanta rabbia e tristezza, nelle sue parole la voglia di non arrendersi.
– Siamo stati lasciati soli, signor Villino. Questo monte è stato abbandonato. E noi siamo stati dimenticati. Sette famiglie sopravvivono nella speranza che qualcosa cambi. Ma cambierà qualcosa? Si guardi attorno… c’è la desolazione. Hanno chiuso il transito. Possono salire al Santuario solo con l’autobus… guardi per favore… Siamo soli.
Nino Nicchia
In quello stesso istante un bus arriva. L’autista fa manovra. E non apre neanche le porte, o bussole come siamo soliti chiamare da queste parti. Non c’è nessuno a bordo.
Al signor Nino Nicchia sono in grado di dire con un filo di voce: mi dispiace. Mi dispiace per lei, per voi. Per noi tutti.
Da oltre sei anni la seconda strada di accesso al Monte è chiusa. Via Monte Ercta. Attende da troppo tempo interventi di rifacimento. Ma il tempo qui a Monte Pellegrino sembra scorrere più lentamente e il peso di una carenza pesa come un macigno.
Alla celebrazione eucaristica di Santa Rosalia prendono parte molte autorità e pochi fedeli. Palermo appare lontana. I seicento metri di altezza di Monte Pellegrino sembrano il triplo.
Le scalinate sono vuote. Il brulicare di fedeli un lontano ricordo. Attorno a me il silenzio.
Per alcuni è giusto che sia così in era pandemica. Ma sempre in era pandemica i contrasti e le contraddizioni stridenti col buon senso fanno a pugni con la razionalità.
Io resto in silenzio. E in solitudine guardo dai tornanti Palermo. Che appare sola, lontana. Segnata dal suo sbriciolarsi, da quella dimensione del tempo che può far male. Questa notte le nuvole hanno avvolto il monte cancellando ciò che ci ricorda quello strano legame tra terra e cielo.
C’è chi nella pioggia vede lacrime e chi tra la pioggia le lacrime nasconde. Palermo in fondo è anche questo. Un continuo nascondersi a se stessa. Forse per soffrire di meno. O forse il suo esatto contrario.
È indubbiamente vero…molte, troppe contraddizioni…il momento è delicato ma si poteva pensare anche a qualche altra soluzione per non lasciare soli gli esercenti storici di Monte Pellegrino. Così come sarebbe bello poter godere nuovamente della salita lato Monte Ercta.
Bravissimo Giovanni….ho letto con attenzione, articolo triste perché oggettivo!