Un libro a prova di suocera. Nel senso che alla signora Rosi Bivona a cui Giovanni Villino dedica La Rosa bianca dell’Apocalisse (Indipendently published; pp. 215; 9,90 €) 11 romanzo d’esordio del genero è piaciuto molto. «Lei è stata la prima a cui ho chiesto di leggerlo, chiedendo di esprimere un parere – dice il redattore di Tgs, divulgatore digitale e autore del volume Giornalisti nel metaverso – temevo che quello di mia moglie Alessandra sarebbe stato di parte…». Quindi, dopo l’ok della suocera («attenta curatrice del libro, riferimento e porto sicuro nella mia vivace vita»), il poliedrico Villino tira un sospiro di sollievo e pubblica quello che lui stesso definisce «un romanzo distopico» che mette insieme tradizioni e storie popolari della città con tanti richiami all’iniziazione massonica e alla conoscenza dei Rosacroce (in copertina, infatti, ci sono un compasso, un’ape e una rosa bianca, questi ultimi simboli di quella famiglia). Diciamo subito che il romanzo si svolge nel capoluogo siciliano, città con molteplici aspetti che mescolano il sacro al profano, l’esoterico al mondo dell’occulto. Tanto che è lo stesso autore, in prefazione, a dire che tra le pagine del libro «ci sono frammenti di insegnamenti perduti»: lui, in fondo, ha sempre mostrato interesse per quel dark side che può celarsi dietro frammenti di verità sepolte. Con uno stile fluido e seducente, il giornalista costruisce una storia ambientata nel 2042 dove ogni parola rivela un passato (più o meno) oscuro e dove nulla è quello che sembra, riflettendo su storia, spiritualità, religione, leggende e misteri di casa nostra. «Il genere distopico (ovvero i romanzi che descrivono un’utopia al negativo con realtà immaginarie percepite come altamente indesiderabili) è tornato molto d’attualità – spiega Villino – perché siamo in un momento storico che, per via delle tante incertezze a livello globale, porta l’individuo a riflettere sui possibili scenari che potrebbero agitare il panorama geopolitico e scientifico». Il romanzo è nato da un suo sogno fatto nel 2022 ed è «frutto di un esercizio di volontà». Ambientato in una società in cui non vorremmo mai vivere, è diviso in due parti con un finale circolare. Tutto inizia dal quaderno di Laura che Mario ritrova il 16 giugno 2042: un giorno che gli cambierà la vita. Spetterà ai lettori del romanzo la scelta di indicare a Villino se proseguire scrivendo il sequel de La Rosa bianca dell’Apocalisse, una storia più che intrigante «dove molto è accennato e poco è lasciato al caso». (GIUP)