Quattro minuti e mezzo. Tanto è la durata prevista della fase di totalità dell’eclissi solare. Eppure il fiume di parole, il carico di video e l’imponente valanga di reazioni sembra essere da giorni senza fine. Oggi è previsto quello che viene definito come l’evento astronomico del 2024.
Un fenomeno che – è bene ricordare – non sarà visibile dall’Italia, ma soltanto dal Nord e Centro America, dal Messico al Canada. Quando da noi saranno le ore 17.42 negli States tanti saranno con lo sguardo rivolto verso l’alto.
Queste evoluzioni celesti affascinano e spaventano l’uomo. E, come accade per tutto ciò che fa paura, si scatenano puntuali le teorie del complotto così come i timori apocalittici.
In queste settimane sono stati citati, o meglio tirati in ballo senza senso e contesto, testi religiosi e profezie come prova di un fatto: il mondo finirà. Insomma, è il caso di dire: nulla di nuovo sotto il sole. Forse, molto banalmente, dovremmo uscire dai social con più frequenza per entrare con maggiore consapevolezza nella vita reale.
Argomentare con un piglio censorio tutte le teorie del complotto circolate in queste settimane significa mettere sullo stesso piano argomentazioni e metodi eterogenei. Uno strafalcione, un errore madornale a livello strategico è quello di voler ricondurre le «teorie del complotto» ai criteri del vero e del falso. Un vicolo cieco, con effetti deleteri.
“Il complottismo non può essere misurato, né giudicato – o liquidato. Non si riduce a ipotesi teoriche e perciò sfugge alla dicotomia di verità e falsità. D’altronde l’assenza di prove è considerata a sua volta una prova schiacciante. Quello che per qualcuno è fantasticheria complottistica può essere per qualcun altro l’operato di un complotto più che reale. Sarebbe preferibile parlare semmai di «narrazioni complottistiche», una formula che risponde ad alcuni tratti del complottismo, a metà tra la scrittura della storia e lo sviluppo della fiction”.
(Donatella Di Cesare 2022)
Immagine creata con AI tecnologia DALL-E3