Analisti ed esperti convengono su un fatto: nessuno oggi è interessato a un conflitto di proporzioni mondiali. Le tensioni tra Iran e Israele hanno costantemente sollevato preoccupazioni sulla stabilità nella regione del Medio Oriente.
L’Iran è un attore chiave nel mondo musulmano sciita. Israele, in costante lotta per la sua sicurezza, rappresenta per l’Occidente un bastione della democrazia nel Medio Oriente.
Le tensioni tra queste due nazioni sono alimentate da un fuoco mai spento e alimentato dai venti dell’ira funesta di torti subiti. L’Iran sostiene movimenti e organizzazioni anti-israeliane come Hezbollah e Hamas, mentre Israele percepisce la crescente influenza iraniana nella regione come una minaccia alla propria sicurezza nazionale. Inoltre, il programma nucleare iraniano ha suscitato preoccupazioni internazionali e ha già portato a una serie di sanzioni internazionali da parte della comunità internazionale.
Un’escalation del conflitto tra i due Paesi porterebbe a conseguenze devastanti non solo per i territori coinvolti. Oltre alla gravissima perdita di vite umane, ci sarebbe di riflesso una grave ripercussione mondiale basata su un aspetto per nulla secondario: il fondamentalismo e l’estremismo religioso. Un fenomeno tra tutti è quello dei lupi solitari. A questo si aggiungono quei meccanismi sull’economia globale che si innesterebbero causando un incontrollabile aumento dei prezzi del petrolio e una conseguente instabilità economica a livello mondiale.
E probabilmente per questo aspetto legato “agli affari” tutto si esaurirà in schermaglie simboliche e limitate. E così il Nobel per la pace andrebbe desinato proprio a un soggetto astratto: l’economia. L’unica dimensione in grado di porre fine a una spirale di violenza e instabilità che rischia di andare oltre a ogni prevedibile conseguenza.