Diritto all’informazione, sostenibilità del giornalismo e rapporto tra istituzioni pubbliche e poteri privati. Dietro ma anche attorno alla decisione di Google si muovono una tonnellata di interessi. Un paio di mesi fa, per la precisione il 14 novembre del 2024, il colosso di Mountain View ha fatto sapere, urbi et orbi, che sarebbe stato avviato un esperimento in Europa. Una cosuccia per nulla marginale: bloccare, almeno per un periodo limitato di tempo, l’accesso degli utenti alle news provenienti da editori europei nei servizi Google News, Search, e Discover.

Oggi Barbara D’Amico, head of project management team per un’azienda italiana della comunicazione e fu Google News Lab Teaching Fellow, ne parla nella sua newsletter, Digital journalism.

E’ come se Alphabet volesse dimostrare che il suo servizio in realtà è fondamentale per gli editori e per i giornalisti e che la sua stessa esistenza sia già una forma di “pagamento” per chi fa informazione: Google fornisce le autostrade e gli aggregatori più efficienti grazie ai quali gli utenti possono trovare le notizie e lo fa da sempre “gratis” per i giornali – ovvero, anche senza investire in adv diretta, ma lavorando bene sulla SEO, le testate possono farsi trovare.

Barbara D’Amico

Alphabet Inc. è una multinazionale statunitense creata nel 2015 come holding che controlla Google e altre società precedentemente gestite direttamente da Google. La sua nascita è stata annunciata dai cofondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, con l’obiettivo di rendere la gestione aziendale più snella e trasparente, separando le attività principali di Google dai progetti più sperimentali.

Alphabet è oggi al centro di un acceso dibattito globale sul rapporto tra piattaforme tecnologiche e editori di notizie. Tante le criticità di questo rapporto.

Gli editori sostengono che Google tragga profitto dai loro contenuti senza pagare equamente per il valore che generano. Si fanno poi i conti con la normativa dell’Unione Europea che prevede che le piattaforme digitali, come Google, paghino gli editori per l’uso di estratti (snippet) di articoli nei risultati di ricerca e nei servizi come Google News. Alphabet ha mostrato resistenza a questa imposizione, arrivando in alcuni casi a minacciare di bloccare i contenuti giornalistici nei Paesi coinvolti (il risultato). Intanto in alcuni Paesi, Alphabet ha iniziato a stringere accordi con editori per il pagamento dei contenuti, come il programma Google News Showcase, che offre una selezione di articoli “premium” in cambio di compensi finanziari.

Intanto la decisione di Google di bloccare le news in Europa rappresenta nei fatti una sfida senza precedenti a quel concetto che finora ci ha accompagnato e sostenuto di neutralità della rete e alla libera circolazione delle informazioni.

L’accesso alle notizie è un pilastro fondamentale della democrazia. Limitarne la visibilità su quello che è nei fatti il principale strumento di ricerca per milioni di utenti significa ridurre la possibilità di accedere a una pluralità di fonti. E il danno è dietro l’angolo. Se, infatti, le grandi testate potrebbero trovare modi alternativi per raggiungere il pubblico grazie alle loro risorse e notorietà, le realtà editoriali più piccole e indipendenti si ritroverebbero a sbattere la faccia contro un muro imponente. Google è per molti giornali un canale fondamentale per attrarre lettori e generare entrate pubblicitarie.

Ma l’aspetto più inquietante è che l’Europa si scopre nuda. Viene fuori con forza la dipendenza del Vecchio Continente dalle grandi piattaforme tecnologiche. Siamo certi che sia giusto che attori privati abbiano un simile potere sulla diffusione dell’informazione?

Nel definire normative come la direttiva sul copyright, l’Europa ha anche il dovere di garantire un equilibrio tra i diritti degli editori, le esigenze dei giganti digitali e l’interesse pubblico.

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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