AZ SALUTE. Negare il bene di Giovanni Villino

 di Adele Cammarata

Ogni volta che prendiamo in mano un libro per iniziarne la lettura, l’atto stesso di prendere la copertina e voltare pagina ci fa aprire, per analogia, una porta. Dove ci conduca questa porta, con il suo ingresso verso un mondo più o meno diverso dal nostro, dipende dal libro che abbiamo aperto e dalla nostra esperienza di persone che leggono.
Iniziare a leggere Negare il bene, il nuovo romanzo di Giovanni Villino (I Buoni Cugini, 2024), significa aprire una porta che conduce contemporaneamente in molti luoghi e tempi diversi. Incontriamo subito il protagonista, Salvatore F. Luce, addirittura nel risvolto della copertina: giornalista precario quarantenne, si ritrova suo malgrado, nel bel mezzo di un sonnellino di prima estate, coinvolto in un omicidio che lo riguarderà personalmente.
Il “cadavere eccellente” è quello del facoltoso e misterioso presidente del consiglio di amministrazione di una misteriosa casa editrice, Credenze esotiche, presso cui lavora la fidanzata di Salvatore.
Sarà perciò costretto dalle circostanze, sentimentali e professionali, a condurre le sue personali indagini che lo portano a muoversi per tutta la città di Palermo in cerca della verità. Ma la verità, mentre Salvatore indaga, si fa sempre più ingarbugliata fino a dissolversi. Mentre anche noi lettori indaghiamo con il protagonista, risuona la voce di Franco Battiato: “Niente è come sembra, niente è come appare”.
Intraprendendo il nostro viaggio all’inizio del libro, infatti, anche noi abbiamo intrapreso la nostra ricerca di Luce: anche noi ci muoviamo all’interno della nostra città, piena di simboli, personaggi ed enigmi da decifrare, alla ricerca di una Verità che questa volta ha l’iniziale maiuscola.
Se ci lasciamo portare per mano dal ritmo incalzante della narrazione, ci accorgiamo che il nostro viaggio è disseminato di indizi: nomi, citazioni, colori, numeri. Tutto ciò che incontriamo nasconde, o piuttosto rivela, un messaggio indirizzato non solo al protagonista, ma anche a ciascun lettore. Alcuni riferimenti cominciano ad apparire più chiari: già dai nomi parlanti dei personaggi possiamo intuire che nell’universo di questo romanzo l’alchimia e l’esoterismo rivestano un ruolo importante, a diversi livelli. Non importa se non li cogliamo tutti e tutti insieme: alla fine il congegno narrativo dell’autore (così simile, in effetti, all’arma del “delitto” che mette in moto tutta la vicenda) fa sì che ciascun lettore e ciascuna lettrice possano trarre da questa esperienza ciò che sono pronti ad accogliere. Anche chi sia scettico verso l’esoterismo può trovare comunque analogie e affinità con la psicologia e con una lettura spirituale della realtà.
Tutti i personaggi che Salvatore Luce incontra sono contemporaneamente veri e irreali, se stessi e allegorie di qualcos’altro: il vero enigma da risolvere non è cercare di identificarli nella vita reale, ma nelle funzioni psichiche, all’interno della propria esperienza di vita e di se stessi.
Possiamo quindi leggere benissimo questo romanzo come un thriller pieno di colpi di scena, come un divertente e disincantato ritratto di un cronista precario, come un giallo estivo da risolvere e/o come un viaggio iniziatico dentro il luogo più misterioso di tutti: il proprio sé.
In tutti i casi, il viaggio ci restituirà la visione di un luogo magico: la Palermo riconoscibile, notturna e meridiana, con le sue leggende e le sue storie tramandate nei secoli, è infatti essa stessa personaggio e allegoria della città interiore.
Solo al termine della lettura ci accorgeremo che il libro che abbiamo attraversato ci ha letti, in parte o per intero. Ma Salvatore Luce ci aveva avvertiti. E toccherà leggerlo un’altra volta.

L’autore.
Giovanni Villino (Palermo 1978). Giornalista professionista e divulgatore digitale. Lavora per il gruppo editoriale Ses, Giornale di Sicilia – Gazzetta del Sud. È vicecoordinatore di redazione a Tgs, Telegiornale di Sicilia, e direttore responsabile di Redat24.com. Appassionato di