L’indifferenza di fronte ai problemi sociali può avere molte radici che vanno dalla sovrabbondanza di informazioni al senso di impotenza. La cosa che, tuttavia, colpisce è che molti manifestano una sorprendente indifferenza anche di fronte a questioni che li toccano direttamente. Oggi il titolo che campeggia in apertura sulla prima pagina del Giornale di Sicilia è l’ennesimo campanello dall’allarme.
In questi mesi mi sono occupato a Tgs, con servizi, approfondimenti e interviste, di siccità. Un tema che non è nuovo per un’Isola come la Sicilia che fa i conti con problemi atavici come le reti colabrodo, la carenza di interventi strutturali sugli invasi e l’attuazione della famigerata programmazione a lungo termine.
Eppure oggi la siccità è comunque un problema, se non il problema. Complici i cambiamenti climatici, la siccità, infatti, si declina al presente in crisi idrica, moria degli allevamenti, raccolti bruciati. Eppure, nonostante questi argomenti tocchino – sarebbe il caso di dire travolgano – le nostre vite, il tema sembra avere dominato poco quello che definiamo il mainstream dei social. Diciamocelo senza grandi giri di parole: oggi, purtroppo, le masse si informano sempre meno sui giornali. E gli effetti sono alla portata di tutti.
Dove si informa la gente?
Dal Rapporto Ital Communications-Censis – “Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale” – pubblicato lo scorso anno emerge qualcosa di sconfortante. Il 64,3% degli italiani utilizza una combinazione di fonti informative tradizionali e online, mentre il 9,9% si affida esclusivamente ai media tradizionali e il 19,2% (circa 10 milioni di persone) si informa solo tramite fonti online. Social media, blog, forum e messaggistica istantanea rappresentano un’estensione del nostro io e del nostro modo di percepire il mondo, creando il fenomeno delle echo chambers, a cui sono esposti tutti i frequentatori del web, in particolare i giovani. Tra questi, il 69,1% utilizza la messaggistica istantanea e il 76,6% i social media per informarsi. Inoltre, il 56,7% degli italiani ritiene legittimo affidarsi a fonti informali di fiducia di fronte al disordine informativo che caratterizza il panorama attuale.
Ma come sono cambiati i social
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una trasformazione radicale nei social media, con un marcato spostamento dall’attenzione ai contenuti testuali e di approfondimento verso i contenuti video, in particolare quelli brevi come i reel. Questa tendenza è evidente su piattaforme come Instagram, TikTok, e persino Facebook, dove i video brevi stanno dominando i feed degli utenti. Al contempo, i link a siti esterni vengono sempre più penalizzati nella visualizzazione, alterando significativamente il modo in cui consumiamo e interagiamo con le informazioni online.
Implicazioni per i Creatori di Contenuti e i Media
Tutto questo ha determinato un impatto significativo su creatori di contenuti e media. Chi produce contenuti deve adattarsi alle nuove tendenze, imparando a creare video brevi che siano coinvolgenti e informativi. I video brevi servono ad attirare l’attenzione degli utenti e poi indirizzarli verso contenuti di approfondimento attraverso altri canali. Ma spesso questo salto non è compiuto.
E quindi?
Nei prossimi mesi, probabilmente, assisteremo a un fenomeno di massa. Si andrà in cucina o in bagno, si apriranno i rubinetti e ci sarà chi imprecherà e chi si guarderà smarrito. Dopo la presa di consapevolezza sul fatto che siamo rimasti senz’acqua scatterà l’invettiva contro chi aveva il dovere di informare. Contro i giornalisti, pagati dai poteri forti per non parlare. Contro i giornalisti complici delle nefandezze della politica. Contro i giornalisti giornalai e prezzolati. E così l’urlo collettivo: “E voi tacete, venduti!”.
Foto generata con intelligenza artificiale ∙ 4 giugno 2024 alle ore 7:35 AM