Rispondo a una domanda che qualche tempo fa mi ha posto un affezionato e attento spettatore di Tgs: perché ha scelto di lavorare per una televisione locale?
Per necessità? Direi di no. Lavorare per un’emittente regionale in Sicilia, come Tgs, significa per me avere il privilegio e la responsabilità di raccontare il territorio con un’immediatezza e un’attenzione che non sempre è possibile mettere in atto quando si lavora in un network nazionale.
Gli addetti ai lavori penseranno alla storiella della volpe e l’uva. La volpe desidera l’uva matura, ma, non riuscendo a raggiungerla, si convince che sia acerba e, quindi, lo sforzo non vale la pena. Ma non stanno così le cose, almeno in questo caso.
In una regione come la #Sicilia, dove le difficoltà quotidiane – dalla criminalità organizzata alla disoccupazione, dall’emigrazione giovanile alla gestione dei servizi essenziali – sono spesso più radicate e complesse, il ruolo di un cronista diventa cruciale.
Raccontare storie che parlano di persone comuni, di piccoli successi, così come di grandi battaglie, contribuisce a creare una narrazione meno stereotipata della Sicilia. Significa fare informazione per chi vive sul territorio, per chi ama questa terra, per chi la conosce e per chi, nel bene e nel male, ne sperimenta ogni giorno i paradossi.
Lavorare in questo contesto mi ha permesso di diventare non solo un osservatore, ma, in qualche modo, anche parte attiva di un cambiamento culturale e sociale.
Per questo motivo ho scelto il servizio verso la mia terra, verso la mia regione, verso la Sicilia. Sono consapevole che ogni storia raccontata contribuisca a rendere un territorio migliore e una sua popolazione più consapevole. Perché, alla fine, nelle realtà più piccole ritrovi il cuore pulsante di questa folle isola