Ursula, Marine, Giorgia, Elly. L’Europa si declina sempre di più al femminile. A poche ore dalla chiusura dei seggi e a pochi minuti dalla conclusione dello spoglio, ci troviamo davanti a un’immagine nuova d’Europa che manifesta la ferma volontà di scrollarsi di dosso lo spauracchio – si fa per dire – della terza guerra mondiale. Non è ancora chiaro a quale livello della scala Mercalli si possa ascrivere il terremoto che nel Vecchio Continente ha colpito Francia e Germania. Quello che, invece, è evidente è la vittoria, il rafforzamento dell’attuale presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Ed è lei il primo tassello al femminile di queste elezioni europee che confermano tendenze, inclinazioni e volontà. Negli ultimi anni, la crescente presenza delle donne in politica ha segnato, a ogni livello (nazionale e non), un cambiamento significativo anche nelle dinamiche di potere globali. E questo banco di prova in Europa è stato sicuramente interessante sotto molti punti di vista
Ursula von der Leyen
Di certo c’è, come detto, un’Europa che vuole tenere a bada lo spettro della terza guerra mondiale. Uno spettro che nelle ultime settimane sembrava aleggiare con sempre maggiore intensità. E quanto accaduto in Francia sembra essere il chiaro segnale di questo timore. Ma torniamo al rosa delle Europee. Vediamo come un personaggio politico di rilievo come la von der Leyen sia stata in grado di costruire un sistema che le garantirà ancora il ruolo di guida. L’Europa si avvia, infatti, a mettere in campo una nuova maggioranza. Ursula è già al lavoro per chiamare a raccolta, attorno a sé, liberali e socialisti. E i numeri sembrano esserci. A questi vanno aggiunti anche i Verdi che potrebbero dare un sostegno esterno alla maggioranza.
“Oggi è un grande giorno per il Ppe, abbiamo vinto le elezioni e siamo un’ancora di stabilità“, ha commentato a caldo nell’emiciclo del Parlamento Europeo la Spitzenkandidatin (candidata comune) dei popolari europei. “È vero che gli estremi a destra e sinistra si sono rafforzati, ma il centro sta reggendo e abbiamo tutti un interesse per un’Europa stabile e forte“, ha sottolineato von der Leyen, e per questa ragione “da domani prenderemo contatti con S&D e Renew Europe, abbiamo lavorato bene insieme negli ultimi cinque anni e costruiremo una relazione di fiducia”.
Ursula von der Leyen
Marine Le Pen
Il grande sconfitto di queste elezioni europee ha un nome e cognome: è il presidente francese, Emmanuel Macron. In Francia c’è, infatti, il trionfo di Rassemblement National. Ed ecco qui il secondo tassello al femminile: Marine Le Pen che con un’abile mossa conquista la Francia. Il Rassemblement National di Jordan Bardella è, infatti, erede diretto del Front National dei Le Pen, di padre e figlia. Ed è proprio qui che Marine rompe quello che potremmo l’incantesimo del nepotismo interno. Si punta su Jordan Bardella che serve da una parte a rinnova l’immagine della leadership nel partito (con quasi due milioni di follower su TikTok Bardella è un influencer politico oltre che assai distante dall’alta borghesia), dall’altra ci si trova davanti a un ventottenne che insidia l’aitante quarantenne Macron.
“Siamo pronti ad esercitare il potere se i francesi ci daranno fiducia in queste future elezioni legislative. Siamo pronti a risollevare il Paese, pronti a difendere gli interessi dei francesi, pronti a porre fine a questa immigrazione di massa, pronti a fare del potere d’acquisto dei francesi una priorità, pronti ad avviare la reindustrializzazione del Paese”.
Marine Le Pen
Giorgia Meloni ed Elly Schlein
In Italia è molto interessante l’analisi di un risultato che conferma una tendenza: a guidare il dibattito politico sono due donne: Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Da una parte, con Meloni, si prosegue il cammino tracciato già con le ultime elezioni politiche. Non ci sono clamorosi cambi di rotta: c’è una chiara conferma a destra. Una conferma che viene raccolta principalmente da Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni ha saputo nel tempo portare avanti con costanza un’azione politica che, seppur divisiva, è stata riconosciuta e apprezzata nel silenzio delle urne da una parte consistente del Paese.
«L’Italia si presenta al G7 e in Europa con il governo più forte di tutti, è una soddisfazione e anche una grande responsabilità. Voglio dire grazie a quella maggiorana di italiani che ha continuato a scegliere Fdi e il centrodestra, sono orgogliosa del risultato anche di Forza Italia e della Lega, che la maggioranza che governa questa nazione sia riuscita a crescere insieme. E’ un messaggio che arriva dagli italiani, ’andate avanti’ e fatelo con maggiore determinazione se possibile. Il sistema sta diventando di nuovo bipolare, è una buona notizia, ci sono visioni che si contrappongono e su cui si chiede ai cittadini da che parte stanno. Oggi ci hanno detto che stanno dalla nostra parte».
Giorgia Meloni
Certo non mancano i colpi di scena e quei malesseri che potrebbero portare a novità all’interno della coalizione di governo. Nella maggioranza il testa a testa tra gli altri due alleati vede primeggiare Forza Italia al 9,1%, che sorpassa la Lega ferma all’8,5%. E così mentre molti si interrogano sull’effetto Vannacci, è innegabile che ci sia oggi anche una forza politica, il Partito Democratico, che entra a gamba tesa negli equilibri nazionali e che insieme ad Alleanza Verdi-Sinistra – che esulta per un risultato che va oltre le aspettative e i sondaggi – potrebbe diventare laboratorio per una futura e non troppo lontana alternativa. E qui sembra innegabile il contributo della guida di Elly Schlein. Distante per alcuni, presente per altri, è di sicuro un volto che si sta inserendo in una fase di crescita del partito.
“E’ un risultato per noi straordinario. Siamo il partito che cresce di più dalle politiche, la distanza da FdI si accorcia. Sentiamo ancora più forte la responsabilità di costruire l’alternativa, continueremo a essere testardamente unitari. La somma delle forze di opposizione supera quella della maggioranza”.
Elly Schlein
Varie ed eventuali
Doveroso concludere l’analisi con l’eco del tonfo del M5S che, pur confermandosi come terza forza del Paese, probabilmente si interrogherà a lungo sul proprio elettorato. “Prendiamo atto del risultato, sicuramente molto deludente“, “potevamo fare meglio”, dice Giuseppe Conte. Delusione anche per le liste di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Sia Stati uniti d’Europa e Azione rischiano di rimanere fuori dal Parlamento europeo, sotto la soglia del 4%.
L’immagine è generata con intelligenza artificiale ∙ 10 giugno 2024 alle ore 6:30 AM