Quando per la prima volta, nel 2001, ho varcato la soglia del civico 21 di via Lincoln si è aperto un universo fatto di storie, di volti. Un portale che mi ha permesso di scoprire nuovi orizzonti, nuove prospettive. E che, soprattutto, mi ha fatto fare i conti con un incantesimo, con un senso di appartenenza unico. Difficile da comprendere, così come da spiegare.
Chi ci è passato, anche a distanza di decenni, sa bene che non è un luogo di lavoro qualunque. È un posto che si ama e che tocca le corde dell’anima di chi vive la dimensione giornalistica con tutto se stesso. E proprio per questo motivo, alla volte, si finisce per detestarlo. È uno spazio che vive di persone e personalità, con limiti e difetti.
Nonostante questo, il Giornale di Sicilia diventa per chi ci ha lavorato e per chi continua a lavorarci una parte integrante della propria vita. Si insinua, in modo quasi impercettibile, un legame profondo e intimo.
Ricordo l’orgoglio nel vedere il mio nome stampato per la prima volta sulle pagine del giornale. In quel momento ho sentito di essere diventato parte di qualcosa di importante. Avvertivo, e avverto ancora oggi, l’onore e il privilegio di far parte di questa grande storia, che poi è la storia della nostra terra, la Sicilia.
Ieri, dopo un lungo periodo di lavori di ristrutturazione, è tornata sulla facciata l’insegna “Giornale di Sicilia”. Quasi tutti i colleghi uscendo, al termine del proprio turno, hanno rivolto lo sguardo verso quelle lettere luminose. Lettere che, in modi diversi, raccontano la storia di ognuno fatta di impegno, entusiasmo, passione e dedizione. Ma anche sofferenze, incomprensioni e solitudini.
Qualcuno ha tirato fuori il telefonino e ha scattato una foto. Altri, con la coda dell’occhio, hanno osservato quella scritta quasi per volere mantenere un distacco apparente.
Per me vedere quelle lettere illuminate è stato emozionante, un momento di connessione con la mia storia professionale. E penso che quelle lettere mancassero anche alla città. Perché il Giornale di Sicilia resta un patrimonio di tutti i siciliani. E che come tale va difeso, amato e preservato.