Un premio che mi riempie di gioia. Un riconoscimento che arriva come un abbraccio. Tre le persone cui devo il mio grazie: Tommaso Romano, Nino Sala e Ivo Tiberio Ginevra. Giovedì 22 agosto al Santuario della Madonna del Balzo di Bisacquino si è svolta la VI edizione del Premio “Mons. Giuseppe Petralia, Vescovo e Poeta”. Un evento organizzato dal comune di Bisacquino in collaborazione con l’Accademia di Sicilia, l’Arcipretura di Bisacquino, il Baliato di Santa Maria degli Alemanni dell’Ordine Teutonico, la Real Compagnia della Beata Maria Cristina di Savoia, la Fondazione Thule Cultura e BC Sicilia.
Sono stato tra coloro cui è stato conferito il riconoscimento. Un’emozione, purtroppo, vissuta a distanza per motivi di lavoro ma che adesso sento il dovere di condividere. Queste le motivazioni del Premio “Mons. Giuseppe Petralia, Vescovo e Poeta”:
Dico grazie al professore Tommaso Romano e al professore Antonino Sala, segretario del premio, per avermi segnalato. A Ivo Tiberio Ginevra e a Anna Squatrito (I Buoni Cugini Editori) per aver creduto in un progetto folle ma che continuerà a sorprenderci.
Una riflessione a parte la voglio comunque dedicare al professore Tommaso Romano. L’ho conosciuto proprio mentre muovevo i primi passi nel mondo del giornalismo. Mi sono bastati pochi istanti, al termine di un’intervista, per essere travolto e conquistato dalla forza di un intellettuale, di un poeta e di un filosofo che vive di cultura in una città, Palermo, che la cultura confonde e, con abilità, nasconde. Dall’insegnamento nelle scuole alla carriera accademica, sino alla fondazione delle Edizioni Thule, la vita di Tommaso Romano è costellata da esperienze e dimensioni che potrebbero essere in apparente contrasto tra loro. Ma tutto è, invece, abilmente legato a un sostrato comune.
Ricordo che il primo incontro è avvenuto dopo aver scritto sul Giornale di Sicilia un ampio articolo su una iniziativa promossa proprio dall’assessorato comunale alla Cultura che lo stesso Romano ha guidato tra il 2006 e il 2007. Ci siamo incontrati un paio di giorni dopo. In quell’occasione mi ha fatto dono di diversi volumi. Ricordo ancora con piacere e affetto quella bella chiacchierata nella sua splendida casa-museo. Un luogo unico, uno scrigno di tesori d’arte e cultura, dove si intrecciano memorie storiche e personali. Ecco, lì ho toccato con mano quel centro di gravità permanente per l’arte e il pensiero. E lì ho ritrovato anche la sua visione del mondo come “Mosaicosmo”, una creazione concettuale che unisce i vari aspetti del sapere e dell’esperienza umana.
Oggi, a distanza di quasi vent’anni da quell’incontro, ricevere un premio che porta anche la sua firma mi emoziona. E pure tanto.