In questi giorni ho seguito come la discussione sulla violenza di gruppo al Foro Italico abbia seguito sorti alterne.
Contestualmente all’immediata e dura condanna di massa dei ragazzi indagati, è scattata la ricerca spasmodica dei profili social delle persone coinvolte. Questo ha portato a giudizi, considerazioni, illazioni e deliri che hanno preso forma in post, commenti, messaggi privati.
La curiosità verso eventi tragici e violenti non è un fatto nuovo per l’essere umano. C’è chi lo definisce un meccanismo naturale.
Ma con i social si è andati oltre. Oltre la notizia letta, ascoltata o vista. E, purtroppo, la direzione presa va incontro a un punto di non ritorno per la nostra società, la stessa società che un tempo aveva a cuore l’etica collettiva.
Ogni nostra azione mira a ricevere “mi piace” e ad avere condivisioni e reazioni. E’ questo che è cambiato. Che ci ha cambiati.
Ciò che, invece, non è cambiato è il dolore delle vittime, dirette e indirette. Un dolore che in questa follia social si amplifica inevitabilmente rendendoci sordi, indifferenti e aridi.
Image by Roberto Lee Cortes from Pixabay