Ho voluto attendere che passasse l’onda travolgente dei “critici” del Festino. Chi nel bene e chi nel male, chi sul fronte della performance artistica e chi su quello religioso, ognuno ha detto la propria. Di certo è stata un’edizione “anomala”. Partiamo dal falso storico diffuso a livello mediatico. I “400 anni” che, quest’anno, sono comparsi nei loghi e in tutte le manifestazioni collegate al Festino 2024, non indicano le edizioni del Festino stesso. In realtà solo il prossimo anno si celebreranno effettivamente i 4 secoli dalla prima processione. Il numero 400 per il 2024 indica, invece, gli anni trascorsi dal ritrovamento delle ossa della Santuzza.

Detto questo, volevo dire la mia esprimendo una visione, per certi versi, divergente. Sì, ho deciso di tuffarmi in un’analisi di una dimensione, quella del Festino, che si sta trasformando. E non da questa edizione. Non entrerò nel merito di quanto avvenuto lo scorso 14 luglio. Posso solo dire che non l’ho apprezzato. Si poteva fare di più e di meglio, o almeno visto il clima d’attesa, di mistero e viste le tante aspettative alimentate… mi immaginavo di vedere altro. Ma non è questo il punto.

Cos’è il Festino?

Partiamo, intanto, col dire che è la festa della Patrona di Palermo, la festa che da secoli mischia sacro e folklore nel nome di Santa Rosalia. Si ricorda la fine della peste che colpì Palermo grazie proprio alla processione delle reliquie della Santuzza. Secondo le cronache del tempo, le ossa della santa furono trovate nel 1624 (vedi sopra a proposito del falso storico).

Una delle componenti centrali del festino è la grande processione della sera del 14 luglio. In testa c’è il carro trionfale che, percorrendo tutto il Cassaro, trasporta la statua della santa dal piano di Palazzo Reale al Foro Italico.

Il Festino di Santa Rosalia è un momento di partecipazione collettiva, che mette insieme elementi religiosi, culturali e sociali. Siamo di fronte a un’importante occasione per la città di identità e coesione.

Cosa è cambiato nelle ultime edizioni del Festino?

La sovrapposizione tra il sacro e il profano è un fenomeno comune in molte culture e tradizioni. E il Festino di Santa Rosalia non è indenne dagli effetti di questa sovrapposizione. Col passare del tempo questo evento “barocco” è mutato. Originariamente radicato in un contesto strettamente religioso, si è poi trasformato con caratteristiche sempre più laiche. C’è da tempo una perdita di sacralità e una metamorfosi che riflette i cambiamenti culturali, sociali e persino economici del nostro tempo.

È contraddittorio tutto questo? Una festa religiosa che si fa laica? Probabilmente no. Questo adattamento è necessario per la sopravvivenza della tradizione stessa? Forse sì. Il Festino ha visto negli ultimi anni una partecipazione sempre più ampia. Occorre trovare nuovi significati in riti antichi? No. Gli elementi presenti, anche se privati della connotazione sacra, mantengono comunque una carica simbolica che trasmette valori, ricordi e identità collettive. Lo stesso partecipare a una processione rivela il senso di comunità e di appartenenza che trascende il semplice atto laico.

La laicizzazione delle tradizioni non implica necessariamente una perdita di significato. Si dovrebbe, invece, immaginare questi mutamenti come possibili custodi della memoria storica e culturale. Il Festino continua a evocare una storia, una fede e l’identità di una comunità. Rinnova il legame con il passato e rafforza il senso di appartenenza.

La laicizzazione delle Festino è un processo complesso e dinamico che si trascina ormai da anni. Pur perdendo parte della sua sacralità originaria, questa celebrazione mantiene un nucleo simbolico. E di questo occorre prenderne atto. Tutto il resto, anche le aspre critiche a questa “profanazione” di un corteo considerato sacro, fa parte ed è frutto di una forte devozione. Un aspetto da rispettare, da conservare, da custodire all’interno delle realtà religiose. E comprendo quanti sentono urtate sensibilità e religiosità. Ma è un processo complesso che probabilmente metabolizzeremo soltanto fra molti anni.

Viva Palermo e Santa Rosalia!

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.