C’è un mondo che guarda al Marocco e al terremoto che ha causato oltre duemila morti, queste le stime all’indomani della scossa del 9 settembre 2023. E c’è un’altra parte del mondo che guarda a New Delhi tra stupore e rabbia. Sì, perché per il G20 in India si è segnato un punto di svolta nella narrazione sul conflitto in Ucraina. O, comunque, se di svolta è prematuro o, probabilmente, non corretto parlare, di certo qualcosa è cambiato negli equilibri. E’ chiaro: la dichiarazione congiunta è frutto di un compromesso necessario. Il premier indiano Narendra Modi ha evitato che il suo summit a New Delhi si concludesse per la prima volta senza una dichiarazione finale. Ma questo apre comunque a una riflessione sul conflitto e le sue ragioni. Tutto questo è segnato dalle parole contenute nella dichiarazione e la novità che i media mondiali hanno messo in risalto è che non si parla di «aggressione russa» per la guerra.
La dichiarazione del G20 in India
La dichiarazione dei Venti, in pratica, non punta con forza e senza fronzoli il dito contro la Russia per il conflitto in atto. In un summit che ha visto pesare le assenze dei presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin, si è arrivati alla stesura di un documento unico con la denuncia “dell’uso della forza” in Ucraina per le conquiste “territoriali” e con l’omissione dell’aggressione della Russia, cosa non avvenuta al G20 di Bali nel novembre del 2022. Nel documento steso in India si è parlato della «sofferenza umana e degli impatti negativi ulteriori della guerra in Ucraina per la sicurezza alimentare ed energetica» e della minaccia delle «crisi a cascata» per la crescita economica, invitando a trovare una «pace completa, giusta e duratura in Ucraina».
Ovviamente sul fronte occidentale della guerra, da Kiev, il portavoce del ministero degli Esteri Oleg Nikolenko ha detto che per quanto riguarda “l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, il Gruppo dei 20 non ha nulla di cui essere orgoglioso“.
Al netto di ciò che è stato portato avanti a New Dehli, in un tempo fatto di mancate verità, o se preferiamo, dall’assenza di memoria e di storia sarebbe opportuno riflettere sulle ragioni di un conflitto per tracciare una linea e guardare a come il conflitto potrebbe essere risolto.
Il volume di Abelow
In questi giorni ho tra le mani un volume molto interessante, a partire dal suo titolo: “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” dello storico americano Benjamin Abelow,
In questo volume si scava nella storia e si scrutano fatti e misfatti che sono sotto la superficie degli eventi recenti. Abbiamo ascoltato, letto e visto una narrazione fatta di ragioni mistificate o taciute. Attenzione, come per Abelow, così anche per me: l’esporre dei fatti che hanno determinato la responsabilità Occidentale del conflitto in atto, non significa voler giustificare violenza e barbarie di una guerra, né tantomeno difendere Putin e le sue politiche di repressione. Ma non posso neanche concedere, per onestà intellettuale, che si possa far passare per “santo” un Occidente che ha di fatto minato negli anni la stabilità di quell’area, e non solo.
La narrazione dominante in questo momento vede un novello Hitler, che di nome farebbe Vladimir Putin, che dal nulla ha invaso l’Ucraina per espandersi e minacciare la povera e sprovveduta Europa. Secondo Benjamin Abelow le cose non stanno così. E l’argomentazione è portata avanti non da fantasiose, complottistiche o romantiche congetture, ma da fatti che sono scritti già nei libri di storia e da testimonianze, dichiarazioni e documenti. Ci sono citazioni importanti che portano la firma di John J. Mearsheimer, Stephen F. Cohen, George F. Kennan, Douglas Macgregor. Abelow dà voce ad autorevoli analisti politici, militari e funzionari governativi degli Stati Uniti
Ad alimentare e porre le basi al conflitto ucraino sarebbero secondo lo storico americano, gli Stati Uniti e la NATO. E non nasce tutto dall’oggi al domani. Ci sono trent’anni di storia che devono essere analizzati per comprendere il presente. Dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica alle scelte prese dagli Usa e dagli alleati che hanno posto la Russia in una situazione che dal suo punto di vista è “insostenibile”.
Insomma l’Occidente avrebbe innescato il conflitto ucraino, mettendo i propri cittadini e il resto del mondo di fronte al rischio reale di una guerra nucleare.
«Il mio obiettivo non è difendere l’invasione, ma spiegare perché è avvenuta. La maggior parte dei cittadini occidentali ha sentito una spiegazione unilaterale e semplicistica di come è nata questa guerra. Ovvero che l’Occidente è tutto buono e la Russia è tutta malvagia. Cerco di pareggiare quel conto. La verità può essere dolorosa, ma è comunque essenziale, perché se non diagnostichi correttamente un problema, non sarai in grado di trovare una soluzione».
Dalla prefazione di Luciano Canfora.
Le provocazioni degli Usa
Tra le provocazioni degli Stati Uniti e degli alleati, che vengono citati nel volume di Abelow, c’è l’allargamento della Nato di oltre 1.600 chilometri verso est, spingendo fino ai confini della Russia. C’è il ritiro unilaterale degli Usa dal trattato sui missili antibalistici – Trattato ABM – e la collocazione di sistemi di lancio antibalistici nei Paesi Nato di recente adesione. Questo significa che le basi possono ospitare e lanciare armi nucleari offensive contro la Russia. Abelow cita anche le responsabilità americane, come contributo esterno o “istigazione”, nel golpe armato di estrema destra in Ucraina che ha sostituito un governo filorusso democraticamente eletto con uno filoccidentale non eletto. La Nato, negli anni, ha portato avanti numerose esercitazioni militari vicino al confine con la Russia. Gli Stati Uniti si sono poi ritirati unilateralmente dal trattato delle forze nucleari a raggio intermedio, aumentando la vulnerabilità della Russia a un primo attacco Usa. L’esercito ucraino è stato poi addestrato e armato, attraverso accordi bilaterali, dall’America prima che la stessa Ucraina venisse integrata nell’Alleanza.
Questi alcuni dei punti. Ma la storia parte già dal 1990 quando i leader occidentali cercano di riunificare Germania Est e Germania Ovest, sotto l’egida della Nato: fu detto a Mosca di ritirare i 400 mila soldati dispiegati nella Repubblica Democratica Tedesca. Per ammorbidire Mosca, i leader occidentali annunciarono che la Nato non si sarebbe espansa a est, verso il confine con la Russia. Il resto è storia, e il volume di Abelow, edito da Fazi editore è un libro assolutamente da leggere.
Per completezza di informazione qui di seguito alcuni link che confutano tesi e teorie sulle responsabilità occidentali. Lascio a voi lettura e interpretazione.
https://www.geopolitica.info/presunte-colpe-occidente-ucraina/
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