Lavorando quotidianamente sul sito del Giornale di Sicilia, c’è un aspetto – o urgenza – che mi appare sempre più evidente: il bisogno di community. Nulla di nuovo sotto il sole. Lettori o, comunque, fruitori dell’informazione digitale cercano insieme alle notizie un costante confronto e contatto con i giornalisti. Lo si evince dai commenti, dalle condivisioni, dai temi più ricercati: si avverte il bisogno di ritrovarsi in uno spazio, seppur virtuale, in cui confrontarsi. C’è il bisogno di riferimenti autorevoli, affidabili, capaci di offrire informazione di qualità. Ma siamo oggi nelle condizioni di garantire questo presidio?

Viviamo un tempo in cui le notizie ci travolgono, persino quando non le cerchiamo. I social ce le servono su un vassoio digitale mescolando in modo indiscriminato il vero con il verosimile, il verificato con il manipolato. Basta un click, una reaction, un commento o una condivisione per amplificarle, senza alcuna garanzia di affidabilità. Ed è proprio in questo caos informativo che diventa sempre più urgente e indispensabile la presenza del giornalista: un presidio di autorevolezza in un mare di contenuti spesso alla deriva.

Nei giorni scorsi mi hanno molto colpito le parole di Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria. Rappresentano, finalmente, una riflessione positiva sulla condizione attuale del sistema editoriale italiano. Si parla di inverno e, quindi, anche – aggiungo io – di ciclicità. «Se fossi un medico – ha affermato Barachini a Napoli sabato 15 marzo, partecipando a Feuromed – direi che il sistema editoriale italiano ha sicuramente bisogno di qualche aiuto, magari di qualche integratore in modo che possa attraversare l’inverno in maniera migliore, ma spero che venga presto l’estate e che il sistema editoriale trovi nuova linfa, nuovo coraggio, nuovi linguaggi».

In attesa che il settore editoriale ritrovi la sua primavera, l’ottimismo della visione di Barachini lascia intravedere una possibile via d’uscita da un tunnel in cui il mondo dell’informazione si muove da decenni, affaticato e in crisi. È vero, la luce ancora non si scorge. Eppure, basterebbe poco per accenderla, a partire da riforme mirate e da un sostegno economico concreto.

Serve coraggio, vero coraggio. Non basta puntare su agenzie di stampa e quotidiani di cooperative o di Fondazioni: sostenere queste realtà è necessario, ma non sufficiente. Il pluralismo si deve tutelare mettendo in salvo tutti i pezzi del sistema, bisogna alimentarlo alla radice. E bisogna farlo anche e, soprattutto, per preservare la democrazia.

Occorre dare spazio a chi osa innovare, a chi sperimenta nuovi linguaggi e nuove forme di narrazione giornalistica senza perdere il legame con il territorio. Perché il futuro dell’informazione non si costruisce solo proteggendo il passato ma investendo su chi ha la visione di ciò che verrà.

Oltre agli editori che, per legge, devono essere “puri” e privi di scopo di lucro, esistono anche quelli che, attraverso le loro pubblicazioni, assicurano il pluralismo dell’informazione in aree del Paese sempre più complesse e marginalizzate, non solo dal punto di vista geografico. Se a questo aggiungiamo la crescente difficoltà nella vendita dei quotidiani cartacei, la progressiva chiusura delle edicole – fondamentali canali di distribuzione – e la mancanza di una risposta dinamica dal mercato pubblicitario, sorge spontanea una domanda: come possono, oggi, i giornali locali sostenersi economicamente?

In Italia, il panorama editoriale è dominato da cinque o sei grandi gruppi legati ai principali potentati industriali. Si vuole davvero lasciare campo libero solo a loro? L’Unione Europea ha chiarito che i fondi per il pluralismo non rientrano tra gli aiuti di Stato e, quindi, non sono soggetti a limitazioni o autorizzazioni da parte della Commissione Europea. Perché, allora, il modello di sostegno già applicato a radio e televisioni non viene esteso anche agli altri organi di stampa? Il criterio fondamentale: l’assunzione di giornalisti.

Solo così il sistema editoriale non si limiterà a sopravvivere all’inverno, arrancando tra tagli, incertezze e trasformazioni forzate, ma ritroverà la forza di sbocciare in una nuova primavera dell’informazione. Una stagione fatta di opportunità, di linguaggi rinnovati, di giornalismo di qualità capace di riconquistare la fiducia dei lettori. Perché il vero cambiamento non è resistere al freddo, ma trovare il coraggio di accendere il sole.

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Redattore del Giornale di Sicilia on line. Già supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *