Per chi ha frequentato un istituto salesiano oggi è un giorno di festa. Si celebra Don Bosco, San Giovanni Bosco. È il fondatore di una missione che oggi è presente, con i suoi 14 mila salesiani, in 134 Paesi nel mondo.
Per chi, come me, è ex allievo, oggi si affollano pensieri, riflessioni, ricordi. Sorrisi e nostalgie. Un particolare senso di appartenenza è presente in diverse generazioni, indipendentemente dal contesto geografico e sociale.
Sono tante le lezioni che porto dentro e che guidano oggi la mia vita professionale, di marito e di padre. Il metodo educativo e preventivo con la formula “prevenire, prevedere e provvedere”. Quel muoversi di don Bosco tra ragione, religione e amorevolezza. E poi i cortili. La socializzazione. Ma non solo.
C’è l’oratorio. Qualche giorno fa nel corso di una discussione che ho avuto con alcuni colleghi è venuta fuori un’espressione di scherno a proposito di un’organizzazione che si assimilava a quella di “un oratorio”.
Per chi ha vissuto un oratorio sa quanto questo scherno sia distante dal concetto di conoscenza. I cortili, le attività culturali, lo sport, la formazione sono un potente strumento sociale. Con un impatto notevole. E che oggi andrebbero potenziati e diffusi come modello.
In un mondo sempre più connesso al virtuale, ci sono vuoti nella sfera delle relazioni reali. La tecnologia se è vero che da una parte ha facilitato la comunicazione, dall’altra con la sua pervasività ha creato una distanza emotiva tra le persone. Le relazioni umane e la ricchezza delle esperienze offline restano fondamentali per ogni individuo. E ancora di più per i giovani. Ecco perché non dobbiamo perdere il valore dei “cortili”.
Anche perché solo dall’incontro con l’altro si genera l’allegria e come diceva don Bosco: “Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri”.
Buon Don Bosco, viva Don Bosco!