Dopo l’attentato terroristico a Mosca una cosa certa c’è, almeno sul fronte della tempistica: di chiaro c’è ben poco. Non è facile da spiegare quanto è successo, così come perché sia avvenuto in questo contesto di forte instabilità e come sia stato possibile in uno Stato già in guerra. Gli analisti delineano in queste ore retroscena e scenari. E lo fanno mentre il mondo si muove tentennando sull’orlo di un precipizio: quello di una guerra mondiale strutturata.
La terza guerra mondiale a pezzi
Il tanto vituperato Pontefice ci aveva visto bene. Nel 2014 Papa Francesco coniò l’espressione “terza guerra mondiale a pezzi”, parlando dei diversi fronti di conflitto. Dalla guerra civile siriana agli attentati dello Stato Islamico in Europa, dalla minaccia nucleare e balistica della Corea del Nord alle lacerazioni del Medio Oriente, dai cyberattacchi russi alle democrazie occidentali ai sussulti nazionalisti che si propagano da ambedue le sponde dell’Atlantico, passando per la guerra in Ucraina fino agli scontri Israele Palestina.
L’allerta Usa che non convinse Mosca
All’inizio del mese l’Ambasciata degli Stati Uniti a Mosca aveva invitato gli americani a evitare i luoghi affollati della capitale russa in vista di piani «imminenti» da parte di estremisti per prendere di mira grandi raduni a Mosca, compresi i concerti. Lo stesso hanno fatto altre ambasciate occidentali. Il presidente russo Vladimir Putin aveva liquidato i loro avvertimenti come un tentativo di intimidire i russi.
L’Isis non è mai morto
Da tempo non si sentiva parlare più dello Stato Islamico. Almeno alle nostre latitudini anche se ha compiuto numerosi attentati in Medio Oriente e Africa. Ultimo in ordine di tempo quello in Iran. Sì, proprio a inizio anno hanno rivendicato il doppio attentato tra la folla vicino alla tomba di Qassem Soleimani, nella città iraniana di Kerman, che secondo un bilancio rivisto al ribasso ha provocato 84 morti e 284 feriti. L’ISIS, sigla di Stato Islamico di Iraq e Siria, è un’organizzazione islamica di stampo jihadista attiva soprattutto tra il 2010 e il 2020. L’ideologia su cui si fonda l’ISIS è il ritorno a una dottrina islamica integralista.
Perché attaccare proprio la Russia?
La branca dell’Isis che ha rivendicato l’attentato è conosciuta anche come Wilayat Khorasan, il gruppo è la branca afghana dell’Isis apparsa per la prima volta nel 2014, e si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca Iran, Afghanistan e Pakistan, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan. Ovviamente per la Russia è un colpo che non può non portare alla memoria le ribellioni islamiste nel Caucaso settentrionale, in particolare in Daghestan e in Cecenia con le due guerre degli anni ’90 e una lunga serie di sanguinosi attentati che fecero stragi di civili in varie città russe, compresa la capitale.
La domanda delle domande
Perché adesso?