Un antico rituale voleva che si attribuissero simbolicamente le colpe di una comunità a un capro. Questo “sfortunato” animale doveva poi essere allontanato o sacrificato. Perché? Semplicemente per liberare il gruppo dal peso delle proprie colpe. Ieri come oggi, oggi come ieri. Si è sempre alla ricerca di un capro espiatorio.
A differenza del passato, tuttavia, in queste settimane abbiamo davanti ai nostri occhi una scena imbarazzante, affannata, impacciata e fuori luogo. Si è, infatti, alla ricerca del capro espiatorio cui attribuire le colpe della malasanità in Sicilia, e in particolare a Palermo. Una ricerca lungo le corsie degli ospedali affollate di barelle, all’interno di reparti che vivono il dramma della carenza di personale, di strutture senza presidi sanitari, di realtà che vivono il dramma quotidiano di ataviche carenze strutturali.
Le cronache recenti hanno messo in evidenza un problema tanto complesso quanto noto. E, purtroppo, spesso semplificato con accuse dirette ai medici, agli infermieri, agli Oss. Insomma, a quanti, ogni giorno, tappano buchi e trascinano un sistema sanitario che è messo peggio dei suoi assistiti.
In questi giorni ho riflettuto su quanto sia facile soffermarsi sul dito anziché guardare la luna. In realtà sulla cronica carenza di risorse umane, infrastrutturali e organizzative poco si fa e molto si dice, quando tutto potrebbe avere un nome e un cognome, un ruolo e un ambito di riferimento.
Il cuore del problema non è il personale che, soprattutto nelle aree di emergenza, lavora in condizioni di pressione straordinaria, spesso con turni massacranti e col timore costante di una causa. Per alcuni vigono ormai le regole auree della medicina difensiva per prevenire il rischio di denunce legali da parte di pazienti o dei loro familiari. Le parole “negligenza” o “malasanità” sono spettri che si aggirano attorno ad ogni paziente e si accompagnano alla paura di contenziosi legali. Ma la medicina difensiva, che richiede prestazioni mediche specifiche, oltre a comportare un aumento della spesa sanitaria, spesso allunga i tempi di permanenza nello stesso pronto soccorso.
Accanto a questo c’è il tema della mancanza di posti letto nei reparti che provoca la permanenza prolungata dei pazienti nei corridoi del pronto soccorso, creando sovraffollamento e, di conseguenza, frustrazione nei pazienti e nei loro familiari. Un clima di esasperazione che alimenta rabbia e tensioni e sfocia in episodi di minacce e aggressioni. Insomma un circolo vizioso. Una spirale destinata a sorti per nulla buone.
Nessuno e comunque esente da responsabilità. C’è, infatti, il difficile lavoro di cronaca. Se è giusto narrare gli episodi di malasanità, presunta o reale che sia, è anche doveroso da parte del giornalista contestualizzare con lo scopo di non alimentare narrazioni parziali. Serve uno sguardo più ampio, una cornice di analisi che tenga conto delle responsabilità politiche, delle carenze strutturali e della gestione inefficace delle risorse. Ma ci vuole tempo per le indagini giornalistiche e non sempre questo tempo è contemplato nelle redazioni. Tutto è divenuto un “friggi e mangia” continuo, fare di più con meno.
Per concludere questa riflessione, ritengo che la visita-lampo dei vertici regionali, per alcuni più simbolica che risolutiva, rischia oggi di rimanere un gesto isolato. Il vero scandalo, come affermato dallo stesso presidente Schifani, non è solo vedere i pazienti nei corridoi ma accettare che questa sia diventata una normalità. Ovviamente serve una riflessione profonda e, anche in questo caso, occorre spostare lo sguardo dal dito alla luna. La stessa luna dove difficilmente vedremo pascolare capri.
Finalmente una lettura illuminante che mette in luce le dinamiche di colpevolizzazione nel sistema sanitario. Finalmente qualcuno affronta il tema della ricerca del capro espiatorio nella sanità, un problema troppo spesso ignorato. Peccato non lo si legga nei grandi quotidiani una riflessione simile. Grazie. Continuerò a seguirla.
La seguo su Tgs e ho sempre apprezzato il suo lavoro. Questo articolo è una conferma della professionalità che non le manca mai. Bisogna evidenziare chiaramente come la responsabilità nella sanità sia spesso scaricata su medici e pazienti perché è la cosa più semplice da fare, mentre le vere cause dei problemi rimangono irrisolte. Bravo Giovanni Villino
Grazie a Giovanni Villino che ci offre una prospettiva profonda sulle responsabilità condivise nel settore sanitario. Diciamo che è una riflessione necessaria su come la politica spesso cerchi colpevoli invece di soluzioni reali.
Le dinamiche di colpevolizzazione nel sistema sanitario sono roba vecchia.La ricerca di un capro espiatorio nella sanità, pratica dannosa e controproducente, è stravecchia. Ma chi se ne accorge? NESSUNO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! i pazienti li trovate sempre al pronto soccorso!
Politica, medici e pazienti sembra una canzone di Bennato solo che la musica qui è terribile. Grazie per avere messo per iscritto una riflessione che molti dovrebbero fare.