Il dramma dei migranti è passato ormai in secondo piano rispetto al dibattito politico sulle logiche matematiche dell’accoglienza Made in Ue.
Siamo, con scelleratezza, abituati alle notizie sulle morti in mare, alle bambine e ai bambini che perdono la vita o che sopravvivono per miracolo a traversate tragiche, al grido di dolore di una folta schiera di esseri umani che scappano rincorrendo la parola “Speranza”.
Il mio commento, facilmente derubricabile a banale retorica, nasce dalla considerazione che ciò che sta accadendo in Africa e in Medioriente è fortemente legato a logiche di spartizioni e di egemonie. Russia, Cina, Usa, Francia… l’instabilità politica di molti Paesi gioca a favore ora degli uni, ora degli altri.
Il problema non è soltanto la ormai scarsa attenzione al fenomeno delle migrazioni politiche e climatiche, ma al fatto che l’Occidente continui a guardare al dito e non alla luna.
La parola “Africa” è tanto complessa quanto preoccupante è lo spostamento delle sue nazioni sull’asse ora delle democrazie ora su quello dei modelli autoritari. In tutto questo si muovono gli affari globali. Affari con un alto prezzo da pagare, è già sono milioni che hanno pagato con la vita questo costo.
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