Quando ero giovane, so much younger than today, bazzicavo spesso sul sito Tuttogratis.net.
Roba non sempre utile ma quello sfondo stellato, ma quel verde così inopportuno e quei mille link di risorse attiravano la mia curiosità. Per sorridere c’era poi Maciste. Ai tempi di Napster, eMule e compagnia bella ci si sentiva onnipotenti. O meglio: si era convinti che tutto si poteva avere gratis. Dai software alle chiavi di attivazione. Qualcuno ricorderà, a questo proposito, anche Hastalavista. Un mondo nuovo si apriva per chi era in possesso di un modem 56k e notti insonni davanti a sé.
Una rivoluzione economica e sociale. Ci si vantava di avere Autocad completo senza avere competenze in merito. Ben presto anche quello spazio sconfinato e apparentemente senza regole, è finito sotto la giurisdizione degli Stati: regole e norme del mondo reale sono transitate – non sempre agilmente – non mondo virtuale.
Adesso un nuovo passo in avanti si segna in quel processo che rende sempre più simile il mondo virtuale a quello reale. Tutto ha un costo. Anche quei social che sino ad oggi ci hanno succhiato dati e preziose informazioni personali come se non ci fosse un domani. Meta – che si traduce in Facebook, Instagram e WhatsApp – sta pianificando possibili funzionalità a pagamento e per questo motivo sta mettendo in piedi un team ad hoc.
Lo riporta il sito specializzato in tecnologia The Verge che, secondo quanto riporta l’Ansa, ha visionato un memo interno inviato ai dipendenti la scorsa settimana.
Pare che si sia registrato un calo nella raccolta pubblicitaria. Non dobbiamo tralasciare anche un altro capitolo: gli investimenti. Questi, nell’ultimo periodo, sono stati dirottati, anche da parte di Meta, nel metaverso.
Forse è il tempo di fare un salto indietro nel tempo e tornare a immaginare la nostra presenza in rete anche attraverso piattaforme “proprie”. Penso ai blog, ai siti, ai portali. Ai forum. Insomma a qualcosa che si tenga distante da tutte quelle logiche di censura, controllo e diffusione che di fatto hanno generato fortuna per i social media manager. Ma soprattutto distanti da quel mostro – ancora oggi sottovalutato – chiamato algoritmo + intelligenza artificiale. AI.
Abbiamo affidato la diffusione di notizie, di bufale e di contenuti socialmente pericolosi nelle mani di un “software” il cui scopo è generare traffico, interazioni, favorire la fidelizzazione degli utenti, operare nella direzione di un proselitismo senza schemi né gabbie morali.
Di questo abbiamo raccolto i primi drammatici frutti durante la pandemia. Ma su questo argomento torneremo in seguito.
È giunto il tempo di mettersi in “proprio” superando il timore della solitudine. Come?Generando contenuti. Chi è interessato ci seguirà comunque. Con qualche difficoltà in più rispetto alla comodità di un’app social che mette dentro tutto e tutti. Ma non mancano aggregatori, non si sono completamente persi i feed rss…
Il coraggio di scappare dai social sarà necessario più che virtuoso. E ce ne renderemo conto a partire dall’annuncio sullo stesso che faremo sui social.
Un percorso di emancipazione che è opportuno non rinviare.