Il tam tam social mostra i due volti della Sicilia.
Da una parte quello della solidarietà, dall’altro quello di un territorio ancora impreparato alle emergenze.
È vero: tutto è nuovo. Intensità dei temporali, precipitazioni, fenomeni meteo il cui immaginario ci trascina oltreoceano. Imputare in modo netto colpe e responsabilità a sindaci e amministratori sarebbe ingiusto e ingeneroso.
Ma non ci si può appellare alla novità di certi eventi (qualcosa si sa già sul fronte del cambiamento climatico alle nostre latitudini) per giustificare carenze nella gestione delle manutenzioni e dei protocolli di urgenza/emergenza.
L’abbraccio con Catania dovrebbe estendersi nel tempo. Relegarlo ad un evento grave non basta, non serve.
Specialmente perché in quell’abbraccio dovrebbe essere contenuta la consapevolezza: di essere siciliani e di esigere il massimo.
Esigere il massimo in termini di servizi, di amministrazione della cosa pubblica, di rispetto dei diritti e da parte del cittadino rispetto delle regole e adempimento dei doveri.
Adesso arriva il tempo delle elezioni amministrative che scandirà promesse e visioni in vista del voto. Tutto sarà elargito a parole al popolo con il solito spirito di una politica ormai superata, anacronistica.
Le immagini degli allagamenti scorrono con la stessa velocità del fango che ha travolto le città, che ha fatto crollare massi sulle strade, che ha devastato i campi, distrutto i raccolti. Messo in ginocchio interi territori. Un fiume di fango che ha anche ucciso.
Il clima sta cambiando. È ora che cambi anche la politica.