Il concetto di #generazione è alle volte simile a quello di #segnozodiacale.
Dimensioni che possono appassionare, esaltare… perché in fondo ritroviamo parte di noi. E in cui finiamo per identificarci.
Abbiamo bisogno di una personalità, di una definizione. Per ritrovarci.
Questo è ciò che indirettamente fanno i social con quel folle algoritmo che ci mostra i post, i video e le foto. Appare tutto vicino alle nostre abitudini e attitudini, amicizie e luoghi che frequentiamo.
Ciò che, tuttavia, va sempre meno di #moda è la strada della ricerca interiore. Dell’introspezione.
Un tempo la #solitudine e il #dolore erano l’anticamera di questa dimensione. E nel momento dell’autocoscienza ci sentivamo finalmente vivi. E pronti a ripartire. In fondo siamo esseri spiritualmente potenti.
Oggi le cose, però, vanno diversamente.
La solitudine e il dolore sono momenti che vengono immediatamente condivisi. Per esorcizzarli o per un inconscio bisogno di commiserazione. Inseriti nel flusso informatico di un social, vengono dati in pasto ad un collettivo disomogeneo.
Cosa resterà di questa umanità?
Un pollice che scorre nell’indifferenza e nell’apatia il flusso di anime. Guardiamo le ombre. E ci muoviamo in direzione ostinata e contraria… alla luce. Anche interiore.